Cambiare il lavoro

 

Un’etica del lavoro attenta all’ambiente, ai diritti di chi lavora e all’impatto sulla comunità di riferimento conviene già nel lungo periodo. Perché lo sia nel breve servono:

 

  • Una consapevolezza diffusa dell’impatto sociale, così da incentivare comportamenti virtuosi; 
  • Una quantificazione economica di queste esternalità, così da introdurre meccanismi di premialità;
  • Un monitoraggio severo da parte delle istituzioni e nuove normative in termini di diritto del lavoro e dell’ambiente.

 

Nessuno può cambiare il mondo da solo, ma è la somma dei nostri comportamenti che determina la realtà: provare a cambiare il piccolo ecosistema di cui facciamo parte è l’unico modo che abbiamo per intervenire sull’esistente.

Collaborazione, cooperazione, responsabilizzazione

Il lavoro è uno spazio sacro, dove esprimiamo e arricchiamo noi stessi: forgia il nostro carattere, ci abitua alla fatica, ci educa alla relazione.

Società e lavoro hanno da tempo sposato un modello verticistico pieno di contraddizioni: siamo in una situazione di stress continuo, viviamo come frustranti i compiti che ci impongono ma cerchiamo a nostra volta di imporli a chi sta sotto. Questo meccanismo perverso ha conseguenze disastrose per il nostro modo di lavorare e soprattutto di stare con gli altri. 

L’unica alternativa è immaginare scenari differenti: il lavoro può essere un mezzo per ritrovare spazi di socialità assenti in altre sfere del quotidiano. Potremmo anche amare il nostro lavoro, se sviluppassimo una cultura della responsabilità e della fiducia basata sulla reciprocità. 

Un cittadino è tanto più attento alla cosa pubblica quanto più è coinvolto nelle decisioni. Lo stesso accade nel lavoro: quanto più un progetto ci stimola, tanto più avremo voglia di migliorarlo. La libertà di sbagliare e l’approccio critico all’esistente sono delle conquiste individuali e collettive, e dobbiamo iniziare a percepirle come un prezioso valore aggiunto.

Coinvolgere le persone apre scenari inimmaginabili: in tutti i lavori, dare spazio alla creatività è l’unico modo per produrre un valore aggiunto unico e non replicabile da nessun sistema di automatizzazione seriale. 

 

Due parole sul lavoro intellettuale

Web e talent show ci hanno convinto di poter imparare tutto in pochi minuti e di poter giudicare qualsiasi cosa: ogni giorno ci improvvisiamo urbanisti, virologi, allenatori. I professionisti sbagliano continuamente, ma lo fanno forti del loro bagaglio di conoscenze: ogni giorno (noi in primis!) lo dimentichiamo. 

Come lavoratori paghiamo quel pressapochismo becero che dimostriamo come cittadini, per poi uscirne frustrati; ed è tutta colpa nostra

 

 

Puntate precedenti:
Premessa: Lavoro, spazi, socialità: ripensare la normalità
Introduzione: Per una nuova etica del lavoro

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